KBook: Il libro chiave

Un KBook, dal punto di vista semantico è l'abbreviazione di "Key Book", cioè, "Libro Chiave" in inglese e si legge (kibuk). In breve, un KBook è un libro che tratta un singolo e specifico argomento in modo essenziale, ma completo, senza superare le 300 pagine formato A5.

L'idea del KBook nacque spontaneamente a metà degli anni novanta del secolo scorso. In quel periodo, usavo l'ottimo Database Server SQL InterBase della Borland che era corredato di una splendida e completa e documentazione composta da sei volumi, con un complessivo di quasi 2000 pagine. Li tenevo tutti sul tavolo accanto al computer perché li consultavo di continuo, soprattutto quei due sulla programmazione in SQL. Accanto a quei volumi, tenevo due quaderni di 100 pagine ciascuno, sul primo annotavo degli appunti sulla programmazione, mentre sul secondo, i trucchi che imparavo e scoprivo durante l'utilizzo.

Qualche mese dopo misi i volumi dentro l'armadio e li consultavo solo in caso di necessità. Quei due quaderni che continuavo sempre ad arricchire con note, simboli e commenti, erano diventati per me indispensabili per il lavoro. Li chiamai "Key Book 1" e "Key Book 2", cioè primo "libro chiave 1 e 2". Il primo riassumeva i due grossi volumi sulla programmazione, mentre il secondo conteneva le cose più importanti degli altri quattro, soprattutto per quanto riguarda la gestione, l'utilizzo, la sicurezza ed altri aspetti riguardanti il funzionamento interno di InterBase. Poi, entrambi i KBook erano arricchi con delle note di quel che scoprivo durante il lavoro.

Durante l'estate del 2002, uscì la prima versione di Firebird SQL che non era altro che InterBase 6.0 reso gratuito ed open source. Quasi tutti gli utenti di InterBase passarono a Firebird ed erano molto contenti ed entusiasti per l'evento. Personalmente, non avevo mai smesso di ringraziare e lodare la Borland per quel regalo che ci fece.

Dopo quel storico evento, scrissi sei articoli, di sei pagine ciascuno, sul mensile "Linux & C" per introdurre Firebird ai nuovi utenti. Quegli articoli, che contenevano il riassunto del contenuto dei due quaderni, furono molto apprezzati dai lettori. Prendendo poi spunti dai dai loro commenti e domande, ai quali rispondevo sempre, creai un terzo quaderno come complemento. Il passo successivo fu quello di fondere i contenuti dei tre quaderni in un libro in formato PDF che gli diedi il titolo "Firebird SQL - Guida di Riferimento", oggi giunto alla sua quarta versione ed è in vendita presso Amazon.

Nel tempo, l'idea del KBook si rafforzo in me ulteriormente fino a diventare il mio modo di scrivere organizzare la conoscenza in generale, anche mentalmente. Cioè, suddividerla in argomenti che dovevo isolare l'uno dall'altro ed approfondire ciascuno in modo autonomo, lasciando solo pochi utili ed inevitabili intrecci con gli altri. Questo modo di operare sulla gestione ed organizzare la conoscenza mi fu suggerito dalla progettazione di database relazionali e, precisamente, dal principio della consistenza dei dati. Cioè, ogni KBook è una scatola chiuso che contiene poche cose, ma chiare e precise. Ogni scatola e connessa con due scatole. La prima è quella propedeutica, mentre la seconda è quella successiva.

Ecco un esempio pratico per chiarire questo concetto. Scrivendo il KBook sulle derivate di funzioni reali, il KBook propedeutico è quello sui limiti di funzioni reali, mentre quello successivo è sul calcolo delle primitive. La ragione è molto semplice. Non possiamo studiare le derivate senza conoscere i limiti. Lo stesso discorso vale per il calcolo delle primitive rispetto al calcolo delle derivate.

Applicando questo principio, un po' ovunque, riuscivo a rendere l'acquisizione della conoscenza agevole e consistente, così, il mio cervello lavorava meno, ma rendeva di più quando serve richiamare ed utilizzare le conoscenze immagazzinate.

Dopo la mia lunga esperienza, sono ora convinto che il KBook sia un modo di pensare, organizzare ed immagazzinare la conoscenza in modo efficace e consistente. Riuscire a rendere un argomento assimilabile con un minimo sforzo mentale e leggendo, relativamente, poche pagine, richiede molto tempo, ma rende un grande servizio per il lettore.

Questo fatto mi fa ricordare quel che scrisse Blaise Pascal in una lettera ad suo amico: "scusami se ti ho scritto una lunga lettera, non ho avuto tempo di scriverla più breve."

Au revoir!
Jil Hammock

Ultima modifica: 20 Gennaio 2024